Francesca Soriani, C’è una scala in un gradino, 2023, TEMPERINO ROSSO EDIZIONI

Daniela Paganelli

Quel che stupisce in Francesca Soriani, autrice poco più che trentenne, è  l’intensità e la profondità delle emozioni, espresse nei pochi versi di ogni sua singola lirica. Attesa, incertezza, stupore, speranza, delusione… tutto trova spazio nelle sue poesie:

              Inchiodata sul pianerottolo,

              sperimento il senso

              di verticalità di un quadro

              che oscilla alla parete.

                                          Davanti alle scale

Nata a Ferrara, Francesca Soriani porta nelle sue poesie l’ironia e l’autoironia di un Ariosto, o l’atmosfera rarefatta di un De Chirico:

              Consegno a un ignaro passante

              l’eco del sorriso precedente

              che ancora mi svia.                                                                                                             

              Che bella coppia…                                                                                                 

              che non siamo.                                                                                                    

                                          Viavai                                                                                                           

              Poso gli occhi sull’ambiente

              circostante e gli rivolgo

              solo sguardi di circostanza.

              Registro a grandi linee

              i contorni, quel tanto che basta

              per non inciampare nel trattino

              fra paesaggio e stato d’animo.

                                          Fuori luogo

Non mancano testi destinati a un lettore colto e magari autocompiaciuto, come il precedente o come Ad rivum eundem, e non mancano poesie che testimoniano di una singolare capacità di manipolare argutamente e smaliziatamente la lingua:

              Ho fatto mente globale

              per capire il locale.

              Ho fatto mente locale

              per capire il globale.

              Ho fatto mente glocale

              per capire me stessa,

              ma non mi sono sentita

              compresa, solo compressa

              da mandar giù appena sveglia.

                                          Risveglio

Forse un po’ troppo autoreferenziale, in un approccio alla poesia come scoperta e confessione di sé, Francesca Soriani regala comunque versi di sorprendente bellezza, mai però svenevoli perché bilanciati da un lessico acuminato e imprevedibile:

              Cede la planimetria

              dello sguardo e plana

              nella notte,

              agli angoli della bocca.

                                          Il bacio

Insomma, non (ancora) una Wisława Szymborska, anche se proprio con la poetessa polacca Francesca Soriani condivide l’attenzione alle piccole realtà quotidiane, a quel microcosmo (specchio del macrocosmo) in cui ognuno può riconoscersi:

              In coda alla cassa mi sento sempre fuori posto.

              Tutti gli altri clienti in fila sono sicuri di sé,

              cioè hanno a portata di mano

              portafoglio, contanti, tessera del negozio,

              ricevute vecchie per cambiare un prodotto

              acquistato in precedenza, le borse piene

              di tasche programmate razionalmente

              e i capelli dove devono stare,

              risoluti e ordinati, mai scompigliati.

              Io, anche se mi preparo per tempo,

              risulto sempre impreparata:

              non trovo mai niente, non so fare i calcoli

               e mi perdo nella ricerca dell’impercettibile

              monetina da un centesimo

              che pensavo di avere proprio lì,

              in quel punto, dietro a quella cerniera.

              Avrei bisogno di un attaccapanni

              per appendere giubbotto e sciarpa,

              di un tavolino per appoggiare le sporte,

              di una parrucchiera armata di pettine

              per sciogliere tutti i miei nodi

              nel momento della stampa dello scontrino.

              Così sarei più tranquilla, forse.

                                                        Alla cassa

Forse. Che bella, bellissima parola.

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