Autore: Salvatore Grandone

La bioenergetica come arte di vivere. Riflessioni sul testo di Alexander Lowen “Il piacere. Un approccio creativo alla vita”

Salvatore Grandone, La bioenergetica come arte di vivere. Riflessioni sul testo di Alexander Lowen Il piacere. Un approccio creativo alla vita

Keywords: Piacere, Bioenergetica, Arte di vivere, esercizi spirituali, tecnologie del sé

Abstract

In questo articolo si vuole mostrare come nella bioenergetica di Alexander Lowen sia rintracciabile una vera e propria arte di vivere. Partendo dall’analisi del saggio Il piacere. Un approccio creativo alla vita si indicheranno diverse risonanze filosofiche antiche e moderne con l’intento di tracciare le affinità tra “l’approccio creativo alla vita” di Lowen e l’orizzonte delle “tecnologie del sé” (Michel Foucault) e degli “esercizi spirituali” (Pierre Hadot). Lungi dallo sminuire il valore della riflessione di Lowen, l’accostamento si propone di mettere in risalto la ricchezza e l’originalità di una psicologia che sa ancora dare una valenza forte alla terapeutica. Per Lowen infatti la cura autentica di sé non può essere separata da un mutamento radicale del nostro rapporto con l’esistenza.

Dans cet article on va montrer comment la bioénergétique de Alexander Lowen se configure come un véritable art de vivre. Par l’analyse de l’œuvre Le plaisir. Une approche créative à la vie, on va repérer plusieurs résonances philosophiques antiques et modernes. L’intention est de tracer l’affinité entre ‘’l’approche créative à la vie’’ de Lowen et l’horizon des ‘’technologie du soi’’ (Michel Foucault) et des ‘’exercices spirituels’’ (Pierre Hadot). Loin de sous-estimer la valeur de la réflexion de Lowen, le rapprochement va mettre en lumière la richesse et l’originalité d’une psychologie qui manifeste une forte attitude thérapeutique. En effet, d’après Lowen, le souci authentique de soi est lié de manière intime à un changement radical de notre rapport avec l’existence.

La teoria del piacere in chiave bioenergetica di Lowen presenta molti punti di contatto con il pensiero antico e moderno.

Ne Il piacere. Un approccio creativo alla vita Lowen mostra la stretta connessione tra movimento, espressione e piacere. Il piacere autentico accompagna l’azione che incarna la nostra natura più profonda. Afferma Lowen: «una persona si trova in uno stato di piacere quando i movimenti del suo corpo fluiscono liberamente, ritmicamente e in armonia con l’ambiente».[1]

Riprendendo una distinzione già avanzata da Aristotele, Lowen sottolinea la profonda differenza tra i piaceri che nascono dal riempimento di un vuoto e i piaceri che derivano dall’azione. Le forme di piacere da coltivare sono quelle che appartengono alla seconda categoria. In questo caso infatti l’esperienza del piacere coincide con l’espansione del sé, con la creazione e il sentirsi vivi. «Il piacere di vivere stimola la creatività e l’espansività, e la creatività accresce la gioia e il piacere di vivere».[2]

Una prima eco filosofica del ragionamento di Lowen è visibile nell’Etica nicomachea di Aristotele. Secondo lo Stagirita:

Per ciascuno è piacevole quello di cui lo si dice ‘appassionato’, per esempio, per l’appassionato di ippica un cavallo, per lo spettatore appassionato uno spettacolo, e allo stesso modo sono piacevoli anche le azioni giuste per l’amante della giustizia e più in generale le azioni secondo virtù per l’amante della virtù. […] Per gli amanti delle belle azioni sono piacevoli le cose piacevoli per natura. E tali sono le azioni secondo virtù, cosicché sono piacevoli e in sé e per costoro. Il loro modo di vivere, quindi, non ha affatto bisogno che si aggiunga il piacere, come se fosse una specie di decorazione posticcia, ma ha il piacere in se stesso.[3] 

L’“appassionato” prova piacere nell’attività che lo appassiona. Il piacere non è qualcosa che si aggiunge dall’esterno, ma appartiene all’attività stessa. L’uomo virtuoso non ha bisogno di ricercare il piacere, in quanto questo è intrinseco all’agire che eleva l’anima. Per colui che persegue la virtù l’azione giusta è in sé piacevole proprio come per l’amante dell’ippica è piacevole il cavallo o andare a cavallo.

L’affinità con Aristotele sembra riproporsi anche quando Lowen si sofferma sulla grazia della persona che vive in armonia con sé.

Per Lowen,

La grazia descrive la qualità di un individuo il cui corpo è libero da tensioni croniche. I suoi movimenti sono pieni di grazia perché sono spontanei e pur sempre pienamente coordinati ed efficaci.[4]

Non si è molto lontani dalla descrizione aristotelica della postura dell’uomo “fiero”:

  Si ritiene che il passo dell’uomo fiero sia lento, la voce profonda, il modo di parlare pacato, dato che chi si prende a cuore poche cose non si agita, né è nervoso chi nulla stima essere grande; la voce stridula e il passo affrettato derivano da quelle cose.[5]

Come l’uomo in armonia con se stesso, con gli altri e con l’ambiente, l’uomo fiero non è agitato, i suoi movimenti non sono nervosi, il suo passo non è affrettato. L’uomo fiero esprime grazia, perché ha trovato l’equilibrio tra pensiero e azione o, per usare le parole dei Lowen, la «vibrazione ritmica del corpo che entra in comunicazione con l’ambiente e con chi vive in tale ambiente»[6].

Se le risonanze con alcune tesi di Aristotele sono abbastanza evidenti, con Spinoza si può reperire una piena corrispondenza. Per Spinoza ogni essere vivente aspira a dispiegare la propria potenza di esistere. La letizia coincide con «la passione per cui la Mente passa a una maggiore perfezione», mentre la tristezza è «la passione per la quale essa passa a una minore perfezione». Se riferita ad un tempo al corpo e alla mente la letizia può essere chiamata «eccitazione piacevole» e la tristezza «dolore o malinconia»[7].

In Spinoza come in Lowen il piacere e il dolore sono stati psicofisici connessi rispettivamente all’aumento e alla diminuzione del nostro sé. Si prova piacere quando le energie vitali si espandono, dolore quando si contraggono. I due lessici sembrano sovrapporsi, e la psicologia di Lowen risulta quasi una traduzione bioenergetica dell’Etica di Spinoza.

In entrambi i pensatori l’arte di vivere consiste nella capacità di saper comporre il corpo e la mente con tutte quelle cose che riescono ad accrescere la potenza di esistere. A tal fine occorre raggiungere una consapevolezza di sé che l’uomo comune in genere non possiede. Per riuscire o almeno tendere verso un “approccio creativo alla vita” (il sottotitolo dell’opera di Lowen) è necessario intraprendere un lungo percorso, operare una radicale conversione dello sguardo. Lowen insiste sull’importanza di uscire dall’egotismo.

Una persona senza anima è un egotista. Vede il mondo solo in rapporto a se stesso. […] I suoi interessi rispecchiano i suoi bisogni egoici. Se scia, per esempio, lo fa soltanto per provare le sue abilità e per impressionare gli altri con la sua bravura. […] L’egotista pensa di essere una persona creativa perché si esprime costantemente. Ciò che in realtà esprime è l’immagine di se stesso, un’immagine priva di bellezza, di grazia o di verità. Queste qualità appartengono all’individuo che è in contatto con le forze più profonde della vita, le forze che creano e mantengono la vita […]. La verità, la bellezza e la grazia definiscono il rapporto tra l’organismo e il suo ambiente. Esprimono il fatto che tale rapporto è armonioso, produce piacere ed è orientato verso il godimento della vita.[8]

Non è un azzardo sostenere che la bioenergetica di Lowen è un’ascetica nel senso antico del termine. Anche solo rimanendo nei confini del Piacere colpisce subito come Lowen non sia lontano dalle “tecnologie del sé”[9] di Michel Foucault o dagli “esercizi spirituali”[10] di Pierre Hadot. Lowen chiede ai pazienti e ai lettori di cambiare l’“approccio” nei confronti della vita, di passare da un atteggiamento “egotico” a uno espressivo. Indica il complesso e spesso doloroso cammino che conduce da un io astratto, vuoto e pieno di sé, a un io integrato. Guida sulla strada che va dall’amor proprio, o amore smisurato di sé, all’amore naturale di sé, l’unico vero amore in grado di consegnarci a noi stessi e a una vita felice.

La riflessione di Lowen costituisce insomma un’autentica eudemonia, e, come tale, contempla una serie di esercizi: da quelli fisici e respiratori a quelli più propriamente spirituali, da quelli individuali a quelli da svolgere insieme allo psicoterapeuta o in gruppo.

Alla luce di queste considerazioni diventa chiaro come l’accostamento di Lowen a una certa tradizione filosofica non abbia nulla di estemporaneo. Non si tratta affatto di un ingenuo confronto tra ambiti disciplinari diversi, magari allo scopo di sminuire l’originalità del pensiero di Lowen.

L’intento semmai è opposto. La deterritorializzazione filosofica serve a dare risalto al valore “pratico” (cioè, per la prassi, per l’agire) ed etico della psicologia di Lowen.

In un’epoca come la nostra in cui molti orientamenti della psicologia e della psichiatria ragionano nell’orizzonte del “successo”, dell’“efficacia del trattamento”, del “risultato quantificabile”, la bioenergetica di Lowen ha il “coraggio di dire la verità”[11]: essere in salute non è uno stato, ma un processo, che richiede uno sforzo costante in cui vanno coinvolte tutte le nostre “energie spirituali”.

L’espressione è volutamente bergsoniana, perché ne L’energia spirituale Bergson definisce l’azione libera e creatrice con parole sorprendentemente affini all’orizzonte concettuale che elaborerà Lowen:

 L’azione volontaria si ripercuote su colui che la vuole, modifica, in una certa misura, il carattere della persona da cui emana, e compie, con una specie di miracolo, questa creazione di sé da sé, che ha tutta l’aria di essere l’oggetto stesso della vita umana.[12]

Nell’approccio creativo alla vita le azioni emanano dall’intera persona, sono come frutti maturi che cadono da un albero. L’azione creatrice è fonte di piacere e di gioia perché in essa l’individuo trova la sua piena espressione.

La bioenergetica di Lowen è in conclusione una psicologia che guarda alla psiche in una prospettiva a un tempo antica e moderna. La psiche non è solo la mente pensata come un insieme di operazioni da comprendere, ma anche pneuma, anima che va curata, elevata e integrata nel rapporto con sé, con gli altri e con il mondo.

Bibliografia

Aristotele, Etica nicomachea, tr. it. C. Natali, in Id., Opere complete, Roma-Bari, Laterza, 2019.

Bergson H., L’âme et le corps, in Id., L’énergie spirituelle, a cura di E. During et alii, Paris, Puf, 2009.

Foucault M., Tecnologie del sé, tr. it. S. Marchignoli, Torino, Boringhieri, 20052.

Id., Il coraggio di dire la verità, tr. M. Galzigna, Milano, Feltrinelli, 2011.

Hadot P., Esercizi spirituali e filosofia antica, a cura di A. I. Davidson, Torino, Einaudi, 2005.

Lowen A., Il piacere. Un approccio creativo alla vita, tr. it. S. Trippodo, Roma, Astrolabio, 1984.

Spinoza B., Etica e Trattato teologico politico, a cura di R. Cantoni e F. Fergnani, Torino, Utet, 2013.


[1] A. Lowen, Il piacere. Un approccio creativo alla vita, tr. it. S. Trippodo, Roma, Astrolabio, 1984, p. 20.

[2] Ivi, p. 25.

[3] Aristotele, Etica nicomachea, 1099 a, tr. it. C. Natali, in Id., Opere complete, Roma-Bari, Laterza, 2019, ed. digitale.

[4] A. Lowen, op. cit., p. 44.

[5] Aristotele, Etica nicomachea, 1125 a, op. cit., ed. digitale.

[6] A. Lowen, op. cit., p. 76.

[7] B. Spinoza, Etica, proposizione XI, in Id., Etica e Trattato teologico politico, a cura di R. Cantoni e F. Fergnani, Torino, Utet, 2013, ed. digitale.

[8] A. Lowen, op. cit., p. 100.

[9] Cfr. M. Foucault, Tecnologie del sé, tr. it. S. Marchignoli, Torino, Boringhieri, 20052.

[10] Cfr. P. Hadot, Esercizi spirituali e filosofia antica, a cura di A. I. Davidson, Torino, Einaudi, 2005.

[11] L’espressione è ripresa da un celebre corso di Michel Foucault (Il coraggio della verità, tr. M. Galzigna, Milano, Feltrinelli, 2011). Lo psicologo che pratica un approccio bioenergetico esercita la “parresia” nei confronti dei suoi pazienti. Non offre “soluzioni facili” ai problemi, perché chiede un cambiamento radicale nel modo di relazionarsi all’esistenza.

[12] H. Bergson, L’âme et le corps, in Id., L’énergie spirituelle, a cura di E. During et alii, Paris, Puf, 2009, p. 31. Tr. it. a mia cura.